Numerose sono le rogge che si immettono nel fiume Oglio sia sulla sponda bresciana che in quella bergamasca. In provincia di Brescia al posto del termine “roggia” si usa il termine dialettale “seriola”, anche se per la gente del posto la seriola Fusia altro non è che semplicemente la Fusia, o la seriola Castrina, la Castrina. Sono corsi d’acqua che non hanno un percorso rettilineo, come spesso accade quando interviene l’uomo, ma divagano e si approfondiscono nel livello della pianura conservando all’intono aree boscate. Per questo l’uomo le ha sfruttate in tratti canalizzandole.
La Roggia Fusia si apre a Paratico dove serviva un mulino e velocemente arriva a Capriolo dove alimentava lo storico cotonificio Niggeler and Kupfer. Il suo corso prosegue verso Castelli Calepio e anche qui aiutava la produzione dell’ormai dismesso cotonificio Ferrari che un tempo dava lavoro a centinaia di persone.
Cattedrali di lamiere consunte e vuote che a ridosso degli argini del fiume non stridono con esso, ma ricordano i tempi d’oro dell’industria bresciana e del boom economico. Come le cartiere di Tagliuno, il cotonificio Saccogna di Pontoglio, la filanda Rizzini e la centrale idroelettrica di Genivolta, la filanda Meroni a Soncino e quella Mambroni a Quinzano d/O. Da Palazzolo s/O a Urago d/O il percorso intreccia la seriola Castrina e la seriola Trenzana, intervallate dalla diga ex Marzoli, una grande costruzione idraulica che prende il nome dalla famiglia omonima. Ogni comune che si incontra lungo “il sentiero verde del fiume” combacia con la presenza di una roggia che serviva i campi attorno e il lavoro dell’uomo, o con la presa di un naviglio come il Naviglio di Cremona da Calcio – Urago d/O o il Naviglio Grande Pallavicino da Pumenengo.
Il mulino di Sarnico, il mulino da Basso di Cividate al Piano, il mulino di Basso di Torre Pallavicina, i mulini sant’Angelo e san Giuseppe di Soncino, quello di Villavetere a Gallignano (fr. Soncino), il mulino della Motella di Borgo San giacomo quello di Monticelli a Verolavecchia e il maglio di Pontevico, il mulino di Alfiano (fr. Corte de Cortesi) erano serviti dalle acque delle rogge presenti nella zone.
La Roggia Savarona è forse la roggia più grande della sponda bresciana. Insieme a rogge minori, roggia Fratta, Scolo Gambino, roggia Oriolo, roggia Gambarone, roggia Gaspara a Borgo San Giacomo, segna il territorio del basso parco. La Roggia Savarona confluisce nel fiume Oglio all’altezza di Quinzano d/O e qui si erge il “Chiavicone”, importante manufatto di ingegneria idraulica che regola l’afflusso delle acque ad un canale artificiale che serviva una filanda, un mulino e una segheria. L’opera è costituita da 6 chiuse manovrabili a mano. Prevedeva la presenza di un custode o manovratore cha abitava nella casa attigua all’impianto e in caso di piogge intense doveva controllare i livelli delle acque.